20 novembre 2012

Valle d’Aosta: con il 94% di sì i cittadini bocciano l’inceneritore



I votanti al referendum sono stati più di 50mila, il 49,2 % del corpo elettorale potenziale, ben al di sopra del quorum del 45 % necessario perché la consultazione fosse valida. Meno del 6 % si è espresso a favore della soluzione inceneritore per lo smaltimento di circa 75mila tonnellate all’anno di rifiuti. 

La vicenda che ha portato al referendum di domenica era iniziata nel lontano 2007, quando nasce il Comitato Rifiuti Zero Vda, per iniziativa di una coppia  che ha raccolto le prime  600 firme contro l'inceneritore proposto dalla Regione.
Fra le forze politiche soltanto il Movimento5Stelle si è schierato con un reale impegno a favore del SI' che rigetta il progetto e pochi giorni prima del voto Beppe Grillo era presente ad un affollato comizio ad Aosta. Il risultato del referendum costituisce un precedente nazionale. Per la prima volta in Italia gli elettori hanno potuto esprimere la loro posizione su un tema delicato come il trattamento dei rifiuti. In Valle d’Aosta ciò è stato possibile in virtù dello statuto autonomo, che prevede la possibilità di referendum propositivi. “Vogliamo estendere a tutta l’Italia la possibilità di referendum propositivi – aveva detto Beppe Grillo venerdì sera ad Aosta, nella serata conclusiva della campagna elettorale – ma senza il vincolo del quorum”.
 
Il risultato referendario di Aosta avrà delle pesanti ricadute sulla politica locale, suonando come una grave sconfitta per la maggioranza al governo della Regione. Il presidente Rollandin e la sua giunta avevano infatti invitato i cittadini all’astensione, ritenendo la consultazione inutile, rifiutando qualunque proposta alternativa alla costruzione di un pirogassificatore (ossia una forma di inceneritore) per lo smaltimento rifiuti. Contro la maggioranza al governo locale, i valligiani hanno creduto alle proposte dell’associazione “Valle virtuosa” che, anziché un inceneritore, ha proposto un potenziamento della raccolta differenziata all’80 % (al momento è poco sopra il 40), un maggiore riutilizzo dei materiali di scarto e un successivo trattamento a freddo di quelli non riciclabili. Una soluzione meno costosa, 80 milioni a fronte dei 225 previsti per l’operazione pirogassificatore, e con minore impatto sull’ambiente.

Se la Valle d’Aosta ha scelto l’alternativa ecologica, le conseguenze sono rilevanti anche sul piano nazionale. La politica che spinge all’incenerimento subisce un duro colpo e mette in crisi le politiche proincenerimento che trovano nelle amministrazioni di centro-sinistra alcuni fra i più impegnati sostenitori. In Italia i progetti più avanzati in questa direzione riguardano Torino con l’inceneritore del Gerbido, alle porte della città, voluto dai tre sindaci avvicendatisi alla guida della città: Castellani, Chiamparino, Fassino. Si tratta di un enorme impianto da almeno 450.000 ton /anno, praticamente uno degli impianti più grandi del mondo, già avviato alla privatizzazione ancora prima di essere completato. Poi gli inceneritori pugliesi in costruzione, confermati da Vendola anche con l’avvio del suo secondo mandato nel marzo 2010. Anche questi in mano ai privati, particolarmente attivi ed interessati con il gruppo Marcegaglia della ex presidente di Confindustria, attiva sostenitrice di un prossimo governo montiano.  

(mm)

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